Le Ossa del cranio ed in particolare quelle della volta si presentano particolarmente malleabili alla nascita ispirando in molte antiche culture il concetto di rimodellamento cranico intenzionale per fini estetici e/o religiosi. Le deformazione craniche intenzionali, infatti, sono state praticate da millenni su tutti i continenti allo scopo di ottenere forme più congeniali a credenze e culture.
In Europa le deformazioni craniche indotte apparvero durante l'Alto Medioevo e furono tradizionalmente praticate dagli Unni per poi essere trasmesse a diversi popoli germanici con i quali furono in contatto (nel Caucaso inizialmente, quindi nel bacino del Danubio in Germania media passando poi per il Sud ed infine nel bacino Rodaniano nel corso del V secolo).
Questa pratica culturale consisteva nel modificare l'immagine corporea di un individuo, per fini estetici o, più spesso, per segnalare la sua appartenenza ad un gruppo sociale o religioso.
Esempi di agenti deformanti il cranio come quelli usati nell'alto Medioevo. Qualunque fossero state le motivazioni all'origine di queste pratiche, esse consistevano nel dare una forma predeterminata al cranio applicando delle placchette rigide tenute con delle fasce (A), oppure delle stecche flessibili (B) od ancora delle fasciature costrittive sulla testa
dei neonati (C).
Cranio deformato di una giovane donna verso il 500 d.C. nel Calvados con fibule di tipo germanico orientale
In America Settentrionale gli indiani Chinook usavano due tavolette (uno sopra la fronte ed uno lungo l'occipite) assicurati con delle cinghie per creare una fronte alta e piana. Con questa immagine si voleva rappresentare un simbolo di libertà individuale in quanto solo quelli nati liberi avevano il privilegio di plasmare i crani dei propri bambini. Nell'America Meridionale, molti indigeni deformavano intenzionalmente i crani perchè credevano che aiutasse ad intimidire i nemici e ad aumentare la loro salute e vitalità
Chook indiano con in braccio il suo bambino il cui cranio è volontariamente deformato da due assi rigide ed articolate da una cerniera.
Occorre differenziare questo tipo di deformazione cranica intenzionale da quelle artificiali involontarie secondarie, ad esempio, a pratiche vestimentarie. Così dal Xll secolo in Francia, e particolarmente nel sud occidentale di questo Paese, la tradizione voleva che dalla nascita tutti i neonati indossassero dei particolari copricapo che purtroppo provocavano deformazioni craniche dette "tolosane", descritte fino alla fine del XIX secolo in certe regioni, e caratterizzate da un cranio allungato e abbassato con una compressione anulare pericraneale, obliquo e orizzontale .
Esempio di cranio deformato da legature, ritratto della principessa della casa di Este dipinta da Pisanello (verso il 1440 conservato presso il museo del Louvre, Parigi).
Erasmo da Rotterdam, le sue caricature. Sempre rappresentato con un copricapo che nasconde il suo occipite piatto.
L’umanista Erasmo da Rotterdam è un esempio famoso che dimostra come la plagiocefalia non corretta nella prima infanzia può rappresentare una deformità permanente nell’adulto. Il grande uomo, preoccupato del suo aspetto, utilizzava un copricapo per mascherarlo .
Col passare dei secoli e il susseguirsi di epoche e società diverse, ovviamente, le concezioni e le considerazioni sulle deformità sono andati cambiando in senso opposto. Se prima la deformità, in alcune realtà etniche, veniva cercata a tal punto da essere indotta artificialmente con metodi coercitivi, ora invece la stessa deformità rappresenta un problema di natura sociale.
Lo sviluppo delle scienze e delle tecnologie hanno permesso di offrire metodi alternativi alla chirurgia per la correzione delle deformità craniche non sinostotiche, introducendo nel 1979 i dispositivi per il rimodellamento cranico. Questo ha permesso il trattamento delle deformità craniche di origine posizionale (come la plagiocefalia, la pachicefalia e la scafocefalia non sinostotiche) con metodi meno invasivi ed incruenti.
L' obiettivo è migliorare la simmetria cranica e restituire al cranio una proporzione quanto più normale possibile, pur considerando che la “perfetta” simmetria è molto rara e che la “normalità” include un’asimmetria modesta, presente nella maggioranza delle persone.
Sterling Clarren, nel 1979, introdusse il primo dispositivo per il trattamento della plagiocefalia, con il presupposto che "...if the pressure of a rapidly growing brain against a flat surface would flatten the skull, then pressure against a concave surface should round it back again" (…se la pressione determinata da un cervello in rapido accrescimento su una superficie piatta determina un appiattimento del cranio, allora la pressione dello stesso contro una superficie concava dovrebbe ri-arrotondarlo nuovamente).
L’ortesi per il rimodellamento cranico ha rivoluzionato il trattamento delle deformità posizionali fornendo la prima alternativa alla correzione chirurgica. Il dispositivo inizialmente proposto da Clarren è stato identificato, dal suo stesso ideatore, come uno strumento "passivo" in quanto rappresentava una struttura rigida e simmetrica all’ interno della quale il cranio potesse svilupparsi.
Nel 1986, fu presentato un nuovo dispositivo che aveva funzionalità dinamiche, il ”Cranioplasty” che partecipava in maniera “attiva” al rimodellamento del cranio. Lo sviluppo volumetrico fisiologico non rappresentava l’unica energia da sfruttare per la correzione dell’asimmetria cranica, ma ad essa si affiancava un’azione specifica da parte dell’ortesi, in grado di esercitare modeste forze compressive nelle zone prominenti del cranio e, al contempo, di permettere lo sviluppo volumetrico delle regioni craniche adiacenti che si presentavano depresse, grazie a camere che consentissero la loro espansione.
L’ aggettivo "dinamico" deriva da questo processo di continua evoluzione dell’apparecchio che varia le sue geometrie interne in funzione delle variazioni dello sviluppo del cranio del paziente e le conseguenti modificazioni delle forze applicate.
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